[…] E, soprattutto, la corsa ci rende felici. Non soltanto più magri e forti, più sani e soddisfatti: riesce a toccare qualcosa di misterioso, che ci avvicina alla nostra natura più profonda e ci fa sentire liberi. Se l’uomo è un perfect runner, la maratona è la distanza perfetta. Rappresenta infatti il giusto compromesso tra resistenza ed efficienza: mette alla prova la capacità fisica e mentale di ‘tenere duro’, ma consente di esprimere un gesto atletico efficace, limpido, ‘bello’. Può essere un’avventura splendida o fallimentare; può lasciare stanchi e felici, o frastornati, svuotati e delusi. Non tutto dipende dal risultato. Come insegnano i filosofi orientali, la strada è più importante del traguardo, ed è il cammino a dare un senso alla meta.
Perché correre? Per quale motivo milioni di persone dedicano le loro energie a questa passione? Cosa possiamo imparare dai chilometri che ogni giorno percorriamo sotto la pioggia o alle prime luci del mattino? Rispondere a queste domande significa dare forma a una vera e propria filosofia del running, delineata per la prima volta in questo libro di Luca Grion. Per ascoltare le lezioni che la corsa di resistenza può insegnarci è necessario mettere a riposo le gambe e passare il testimone alla ragione, per rimetterci poi in moto con una nuova consapevolezza. Perché correre, oltre a essere una filosofia di vita, è anche metafora stessa del vivere. Prefazione di Giorgio Calcaterra.
“Correre rende felici”. Si potrebbe riassumere così il percorso che Gaia De Pascale traccia in queste pagine: unica fra tutte le discipline sportive, la corsa è una filosofia di vita, e insieme metafora stessa del vivere. Chi corre lo fa per spezzare ogni condizionamento o limite: si oppone al destino, esprime la propria nostalgia per l’infanzia perduta o per un ideale di purezza e autenticità a cui tendere, sfoga emozioni e tensioni sopite da troppo tempo, supera le barriere che la vita gli ha imposto. In una parola, correre è sinonimo di libertà, oltre i vincoli sociali, culturali, oltre le sbarre di qualsiasi prigione, mentale o reale, fisica o emotiva. Ecco quindi una ricchissima carrellata di figure, ognuna emblema di tale pulsione, dal mito greco ai conflitti sociali del Novecento, dalla savana africana ad Alice nel Paese delle Meraviglie […]
Quando, nel 1981, Murakami chiuse Peter Cat, il jazz bar che aveva gestito nei precedenti sette anni, per dedicarsi solo alla scrittura, ritenne che fosse anche giunto il momento di cambiare radicalmente abitudini di vita: decise di smettere di fumare sessanta sigarette al giorno, e – poiché scrivere è notoriamente un lavoro sedentario e Murakami per natura tenderebbe verso una certa pinguedine – di mettersi a correre. Da allora, di solito scrive quattro ore al mattino, poi il pomeriggio corre dieci o più chilometri. Qualche anno più tardi si recò in Grecia dove per la prima volta percorse tutto il tragitto classico della maratona. L’esperienza lo convinse: da allora ha partecipato a ventiquattro di queste competizioni, ma anche a una ultramaratona e a diverse gare di triathlon. […]
Tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo trovati di fronte a una montagna apparentemente insormontabile: una sfida così complicata da convincerci di non poterla superare, un problema a prima vista irrisolvibile – che spesso siamo stati noi stessi a creare. Brianna Wiest ci accompagna nella scalata verso la vetta dell’autoconsapevolezza, insegnandoci a riconoscere le opportunità nascoste dietro gli ostacoli che incontriamo lungo il cammino. Ma è davvero possibile arrivare in cima? Il segreto è procedere a piccoli passi: smettere di autosabotarci, coltivando l’intelligenza emotiva e avvicinandoci alla nostra parte più autentica; provare a guardare la realtà da un’altra prospettiva; ascoltare e assecondare le effettive necessità del corpo e della mente; lasciarci alle spalle gli errori del passato e i comportamenti autolesionistici.